magnacharta

È ufficiale: gli adulti britannici passano più tempo sul cellulare che davanti alla TV. 3 ore e 21 minuti contro 3 ore e 16. Cinque minuti possono sembrare poca cosa, ma segnano una rivoluzione silenziosa: la TV, un tempo regina del salotto, è stata detronizzata dal suo cugino più giovane, portatile e spietatamente invadente.

Lo smartphone non ha orari, non chiede telecomandi, non va mai in pausa. È il nostro primo sguardo al mattino e l’ultimo prima di crollare a letto, col feed che ci fissa come un pesce rosso giudicante. E mentre lo usiamo per tutto – dal riscaldare un cuore su Tinder al raffreddare una polemica su X – pare che ci renda anche un po’ più tristi. O almeno così dicono gli esperti.

Il paradosso? La TV ci rilassa, lo smartphone ci stressa. Ma indovinate quale esce vincitore? Esatto. È come preferire un caffè agitato a un tè rilassante, ma servito direttamente nelle coronarie.

I dati parlano, ma noi scrolliamo. La generazione Z non sa più cosa significhi “zapping” e i boomer stanno scoprendo i reel come se fossero cinegiornali in miniatura. Tutto cambia, nessuno si stacca.

Nessuna predica, sia chiaro: anche questo articolo lo leggerete probabilmente su uno schermo da sei pollici, con una notifica in arrivo e il pollice già pronto per passare al prossimo. E va benissimo così.

Ma magari, ogni tanto, ricordiamoci che anche la noia ha il suo perché. Almeno lei, a differenza dell’algoritmo, non ci vuole vendere niente.